Non ricordo l'ultima volta che ho letto qualcosa sulla fotografia che non era online. Ho preso il recente National Geographic 50 immagini più belle pubblicato di recente ed è stato totalmente affascinato dalla lettura del dietro le quinte di alcune delle loro immagini più iconiche. Una riga mi è saltata fuori in modo massiccio:
“Un fotografo scatta da 20.000 a 60.000 immagini su incarico. Di questi, forse una dozzina vedrà la luce del giorno pubblicata "
Bene se quella non vola di fronte alla teoria dei colpi calcolati, non lo so che cosa fa! Con la (relativamente) recente proliferazione di fotocamere digitali sotto ogni albero di Natale, il nuovo marchio di fotografi tende a impazzire con il dito sul grilletto. Man mano che andiamo avanti nella nostra educazione fotografica, impariamo l'importanza di attingere al nostro "sì interiore". Quei momenti decisivi che ci dicono quando premere il grilletto e, altrettanto importante, quando non per.
E così, con questo esercizio, mi sono ritrovato a giocare al gioco in cui fingo che la mia scheda di memoria sia solo un rullino di 24 fotogrammi. Mi dico che, in effetti, non ho spazio per tenere premuto il dito e sperare per il meglio. E con questo, ho imparato così tanto sull'inquadratura di uno scatto, sull'attesa del momento decisivo, sul prendere un respiro profondo e solo … beh … cacciare.
Ma quando l'ho letto, sono rimasto sbalordito. Possiamo prendere questo in due modi:
Possiamo permetterci di credere che anche i fotografi del National Geographic continuano a scattare folli di tanto in tanto.
-o-
Possiamo prendere questo per significare che durante l'assegnazione media di 8 settimane, il fotografo sente il proprio sì interiore in media da 350 a 1.000 volte un giorno.
Cosa fare voi pensare?